ottobre – dicembre 2017

La galleria Studio Gariboldi è lieta di presentare una retrospettiva dedicata all’artista Mirko Basaldella (1910-1969). La mostra è composta da una selezione di sculture in bronzo realizzate negli anni Cinquanta e Sessanta. 

Mirko fin da piccolo impara a intagliare il legno insieme ai suoi fratelli Dino e Afro nella bottega del padre. Compie i suoi studi a Venezia, Firenze e successivamente a Monza, dove avverrà l’incontro con il maestro Arturo Martini che gli farà da guida per alcuni anni. Nel 1933 si trasferisce a Roma e apre uno studio insieme all’amico Corrado Cagli. La sua rivelazione avviene nella Quadriennale di Roma del 1935 (si aggiudicherà il primo premio nel 1966) dove espone alcune sculture. Sarà tuttavia la sua prima personale alla Galleria della Cometa di Roma a dare la piena misura d’una nuova e importante presenza nel contesto della scultura italiana. 

Nel dopoguerra realizza numerose opere monumentali a Roma, a La Spezia, a Mathausen, ad Urbana e nell’Illinois. Nel 1954 partecipa alla XXVII Biennale di Venezia e nell’anno successivo vince il primo premio internazionale di scultura alla Biennale di San Paolo. Dal 1957 vive principalmente negli Stati Uniti, a Cambridge, dove diventa direttore del Design Workshop alla Harvard University e in seguito viene eletto membro dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze. 

La sua attività di ricerca nella scultura, pittura e nell’insegnamento, alternata alle numerose esposizioni in musei e gallerie, non ha mai avuto sosta fino alla fine dei suoi giorni.

La scultura di Mirko è fortemente permeata dal mito, che non è mai riconoscibile o raccontato, piuttosto viene rievocato emotivamente. Le sue opere sono un concentrato di forza viscerale, stabilità, potenza espressiva primordiale e puntano a raggiungere l’essenziale. La forma plastica diviene quindi concentrazione emozionale che, trasmessa allo spettatore, appare come una rivelazione magica. Il lavoro di Mirko insiste sempre sul presente e, proprio in quest’ultimo, trova la propria storicità attraverso un linguaggio plastico capace di trasmettere idee, evocare sentimenti e raccontare la vita delle cose e degli uomini.  

[…] Come le parole, le forme acquistano un loro significato, nato dal particolare sentimento che evocano, vengono organizzate in schemi e sistemi, potenziate nella loro possibilità emotiva. Il pensiero non è più formato dalle parole perché gli elementi che lo determinano sono linee, piani, conflitti di forme, accordi aspri e dolci, sensi di fughe, di precipitazioni e di pacificazioni. Il pieno e il vuoto diventano motivo dominante come il bene e il male, il bianco e il nero, il conscio e l’inconscio. […]

Anche la cognizione delle attuali conquiste scientifiche dà un particolare carattere alla poetica moderna illuminando mondi sconosciuti, aprendo il campo a nuove indagini. […]

(da: Mirko Basaldella, The New Decade, 22 European Painters and Sculptors, Museum of Modern Art, New York, 1955 pp. 94)