settembre 2015

Sebastiano Vassalli è nato a Genova nel 1941, ma fin da piccolo ha vissuto a Novara. Si laurea in lettere con Cesare Musatti, discutendo una tesi dal titolo “La psicanalisi e l’arte contemporanea”, alla presenza del controrelatore Gillo Dorfles. Come disse in un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli (la Repubblica 2014), entra nel giro del Gruppo 63, definito di neoavanguardia letteraria, da pittore, introdotto dal poeta Edoardo Sanguineti. Espone le sue opere in due mostre personali, nel 1964 a Venezia (Galleria del Cavallino) e nel 1965 a Milano (Galleria del Naviglio); nello stesso anno partecipa alla collettiva milanese Premio San Fedele e a quella romana Prospettive 1 presso la galleria dei Due Mondi. Dopo aver visto la Pop Art alla Biennale di Venezia del 1964, ritrova nei lavori dei colleghi americani i suoi temi: “Oggi potrei dire che facevo della Pop Art senza la benché minima consapevolezza”, ne riconosce la forza comunicativa e decide di scegliere un altro strumento espressivo per continuare la sua ricerca, senza mai abbandonare il suo lavoro di artista, mantenendolo una costante privata della sua esistenza.

Ha esordito in letteratura con testi poetici affermandosi con alcune prose sperimentali (Narcisso è del 1968), travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico e una satira culturale, le inquietudini politico-sociali di quegli anni. Da quel momento in poi la sua vicenda letteraria fu un susseguirsi di affermazioni. Un titolo tra tutti, La Chimera, successo editoriale nel 1990 con cui conseguì il Premio Strega. 

“Le grandi storie sono nel passato, o nel futuro. Il presente è la vita del condominio. C’è qualche spunto che diventerà importante, ma noi non possiamo coglierlo o, nel momento in cui si manifesta, non ha bisogno dello scrittore. Ne parleranno la televisione, i giornali, Internet”. Le sue parole sono il corollario perfetto al nucleo di opere presenti in galleria, tecnica mista su masonite, una miscellanea di colore, segno grafico e collage che ripropone, nel tono critico di sapore Pop, i temi su cui si giocava la partita del cambiamento di quegli anni. La cifra del fumetto, che si accosta ad alcuni personaggi della nostra attualità (i famosi Minions), rende le opere di Vassalli attuali e piene di estetica ironia, trasformandole in oggetti colti e di qualità, che assurgono nel vuoto acritico delle produzioni contemporanee.

Il rispetto riservato all’Arte e alla poesia si confronta, anche nell’ultimo periodo della vita di Vassalli, con il suo pensiero sulla letteratura. Chi scrive romanzi: “Non è tenuto a comunicare grandi emozioni. Deve coinvolgere, deve entrare dentro, far pensare a certe cose e farne rivivere altre. Punto”.