marzo – maggio 2017
Non mi piacciono le affermazioni incontrovertibili, non mi piacciono i dogmi, ecco perché il mio slogan artistico è 1+1=3. Le cose non sono solamente come noi pensiamo che siano, ma hanno una grande varietà di risposte.
Mary Bauermeister
La galleria Studio Gariboldi è lieta di presentare la mostra 1+1=3 dedicata all’artista tedesca Mary Bauermeister, proponendo una selezione di opere realizzate negli anni Sessanta e Settanta.
Nata nel 1934 a Francoforte sul Meno, Bauermeister irrompe sulla scena artistica agli inizi degli anni Sessanta con una serie di mostre sia in Europa sia negli Stati Uniti.
All’interno del suo studio in Lintgasse 28 a Colonia, l’Atelier Mary Bauermeister, avvengono mostre, happening, letture e concerti di musica sperimentale, grazie all’incontro di artisti, musicisti, scrittori e poeti di primo piano, tra i quali Nam June Paik, John Cage, Merce Cunningam, Otto Piene, Ben Patterson.
Sarà lo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1962 a ospitare la prima mostra personale dell’artista.
Nello stesso anno, ispirata dai lavori di Robert Rauschenberg e Jasper Johns, Bauermeister si trasferisce a New York assieme a Karlheinz Stockhausen, che sposerà nel 1967. Ottiene subito un grande successo, affermandosi sul mercato americano. Alcuni importanti musei come Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim, Brooklyn Museum, Whitney Museum di New York e Hirshorn Museum di Washington aggiungono i suoi lavori alle loro collezioni.
Durante il periodo newyorkese Mary Bauermeister realizza la maggior parte delle sue lens boxes (alcune delle quali vengono esposte in questa mostra). Sono opere distintive della sua oeuvre, recipienti di idee, citazioni, disegni e oggetti trasfigurati dalla presenza delle lenti, che diventano delle porte verso una dimensione immaginaria ma anche tangibile.
Bauermeister interpreta la vita circoscrivendola nella multidimensionalità della box (scatola), che in questo caso diventa una thinking-case, con le tracce dei suoi pensieri, sia scritti che disegnati, velati e scombinati da diversi strati di vetro.
Agli inizi degli anni Settanta, l’artista ritorna in Europa, a Colonia, dove si stabilisce definitivamente.
Il lavoro di Mary Bauermeister si lega profondamente alla natura, alla musica e al cosmo. La continua contrapposizione di elementi come maschile e femminile, esterno e interno, destra e sinistra, introverso e estroverso, artificiale e naturale, ma soprattutto l’incontro tra la realtà e l’illusione, convenzionalmente percepite agli antipodi, puntano ad attivare nello spettatore un gioioso processo mentale, che lo fa precipitare in orizzonti di infinite soluzioni, dove 1+1 può essere anche uguale a 3.