maggio – giugno 2016
La pittura può essere un viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente. Il quadro un oggetto da meditazione in cui perdersi e ritrovarsi ogni volta che lo desideriamo. Risponde a questa visione l’opera dell’artista Helmut Zimmermann (1924-2015).
La galleria Studio Gariboldi è lieta di presentare una mostra retrospettiva dedicata ai suoi lavori pittorici degli anni Sessanta.
Helmut Zimmermann è nato nel 1924 in Boemia. Dal 1942 al 1945 è stato nell’antiaerea tedesca in Francia, in Russia ed in Italia, dove ha disertato passando dalla parte dei partigiani che agivano nella zona del Piave. Dopo la guerra, espulso dalla Boemia, comincia a studiare pittura e scultura a Monaco e Norimberga e a fare lunghi viaggi in tutta l’Europa. In questi anni si appassiona alle teorie di Carl Gustav Jung, in particolare alla psicologia del profondo e al processo di individuazione: concetti che saranno alla base della sua pittura per molti anni.
Per Zimmermann la pittura è un mezzo per acquisire coscienza di se stessi, un processo che documenta lo sviluppo della personalità individuale e dello spirito. Quest’ultimo, che non è visibile, diventa percettibile agli occhi di chi guarda attraverso l’immagine pittorica. Il quadro diviene un’auto-proiezione, leggibile come una radiografia, dove la corporeità non è più un limite. Opere d’arte quasi Mandala (traduzione dal sanscrito cerchio) che rappresentano uno schema dell’esistenza, dove Zimmermann è al centro. Il solco tracciato intorno fa da recinto della personalità più intima evitando la dispersione e proteggendo tutto ciò che ne è contenuto. Ecco che sulla tela appare il disegno di un possibile ordine mentale, con i lati bui e le ombre, insieme a fenditure e spiragli di luce zenitale, parti integranti dell’anima e indispensabili per l’elevazione spirituale.
La continua trasformazione interiore si ripercuote sulle proiezioni pittoriche, che l’artista usa per scoprirsi e di conseguenza cambiare ulteriormente. In questo modo la sua ricerca diventa un cammino della psiche verso la totalità e verso la purificazione dello spirito. Volgendo lo sguardo in se stesso cerca di trovare e di costruire un centro di luminoso silenzio.
“Mi sto preparando nel quadro una zona dove è possibile la vita. Devotamente sto cercando nel mio campo l’ordine, la salute, la salvezza.” (Dal catalogo della mostra alla Galleria del Naviglio, 1965)