Tomonori Toyofuku è uno scultore giapponese nato a Kurume nel 1925. Nel 1942 si trasferisce a Tokyo per studiare letteratura giapponese presso l’università Kokugakuin, trovandosi costretto a interrompere gli studi a causa della guerra, durante la quale entra nell’esercito. Dopo la fine del conflitto, abbandonati gli studi di letteratura, entra nell’atelier dello scultore di statuaria lignea buddhista Chōdō Tominaga e dal 1950 inizia a esporre regolarmente opere d’arte figurativa che guardano anche ai coevi esiti europei presso la Shinseisaku Kyōkai (Associazione della Nuova Creazione). Ottiene diversi riconoscimenti, tra cui il premio Kotaro Takamura, e grazie ai primi successi nel 1960 espone presso la Tokyo Gallery e partecipa alla Biennale di Venezia, dove le sue sculture vengono acquistate da Peggy Guggenheim e dal Museum of Modern Art di New York.
In quell’occasione il gallerista milanese Enzo Pagani gli propone di rimanere in Italia per lavorare a una mostra personale. Toyofuku decide così di stabilirsi a Milano, dove entra in contatto con numerosi artisti, tra cui i più giovani Enrico Castellani e Piero Manzoni e il maestro Lucio Fontana. L’ambiente milanese agevola la svolta astratta del suo percorso, e alla prima personale in Italia del 1962 propone le superfici lignee attraversate da fori che diventeranno emblema della sua ricerca spaziale. Sostenuto dalla Galleria del Naviglio, partecipa a numerose esposizioni anche di rilievo internazionale, tra cui il Carnegie International (Pittsburgh, U.S.A., 1964, 1967, 1970), la Biennale di Venezia (1964), la Biennale di San Paolo (1965). È invitato a esporre anche a numerose mostre di artisti giapponesi sia in Giappone, sia all’estero.
Negli anni Settanta ritorna a una figurazione asciutta che compare anche nella grande scultura installata nel Kitakyushu Municipal Museum of Art, Deriva 77, una ricerca che convive con le sue esplorazioni astratte e della materia. Dal 1979 è inoltre professore presso la Kyushu Sanyo University e fa regolarmente ritorno in Giappone.
Durante la sua carriera realizza diverse sculture monumentali. Tra di esse vanno ricordate quelle installate presso la sala concerti di Rotterdam (1966), il Tokyo National Museum of Modern Art (1968), il Kitakyushu Municipal Museum of Art (1977), il parco della città di Kurume (1983), il porto di Fukuoka (1996).
Dal 2003 rientra permanentemente in Giappone.
Sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private europee, statunitensi e giapponesi. Il principale nucleo di opere in collezione pubblica è ospitato presso il Fukuoka Prefectural Museum of Art, che gli ha dedicato un’importante esposizione monografica nel 2022.
Muore a Fukuoka nel 2019.

© Giorgio Cardazzo


