“Sono nato nel 1924 a Aussig, Boemia – come soldato ero già immatricolato all’Università di Praga (medicina e biologia) per studiare la meraviglia della coscienza e come nascessero i pensieri nel nostro cervello. Dopo la deportazione dalla URSS dovevo abbandonare questo progetto. Facevo studi di Pittura e Scultura a Monaco ed estesi viaggi e soggiorni in tutta Europa. In Italia ho vissuto a Ischia, Venezia, Roma, Milano. Nel 1963/64 ho visitato l’Oriente (Egitto, India) e nel 1965/66 ho vissuto a New York. Attualmente vivo a Berna e con il mio recente manoscritto sulla mia pittura come un’avventura psichica, come documentazione dell’Individuazionprozess, sono ritornato, se anche da una inaspettata prospettiva, alle mie ambizioni adolescenziali.
(Helmut Zimmermann, dal catalogo della Galleria del Naviglio, 1971)
Perché dipingo?
Cerco di usare la mia libertà. Cerco di guardare la vita in faccia. Cerco di comprenderla (attraverso la mia stessa vita).
Dipingendo mi incontro, sto acquistando coscienza di me stesso: pittura = filosofia, con altri mezzi.
Avanzare nel visivo: esperimentando con il visibile (nella visibilità del quadro) trovo chiarimenti sull’invisibile. Operando simbolicamente, agisco nel quadro come se agissi su di me e in me. Il quadro mi sostituisce magicamente. Sto mirando nel quadro-sostitutore alla integrità che desidero per la mia vita. Avanzando, trasformando la pittura, avanzo, mi trasformo io. Scopro e (reciprocamente) la scoperta mi cambia.
La pittura diventa mezzo di sviluppo per l’uomo, essendo nello stesso tempo documentazione di questo sviluppo (o processo di individuazione).
La pittura è il mio exercitum vitae.”
(Helmut Zimmermann, dal catalogo della Galleria del Naviglio, 1965)