
Ben Vautier, Art=Ben, 1970, © Studio Gariboldi
Ben’s Room
Until 29 July 2025.
Monday – Friday from 11am to 1pm and from 2pm to 6pm
Info press@studiogariboldi.com
When you enter in an art gallery or a museum, do you notice the furniture?
Chairs, desks, lamps—each object conveys a distinct aesthetic.
Here, we present three pieces that are part of our daily environment:
1. The chair: designed by Mies van der Rohe, Barcelona, 1929. On the wall: André Marfaing, acrylic on canvas, 1975.
2. The desk: designed by BBPR, Spazio series, 1959. On the wall: Mario Deluigi, oil on canvas, 1959.
@nilufargallery
3. The typewriter: Ettore Sottsass, Valentine, 1969.
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Quando entrate in una galleria o in un museo, vi accorgete degli elementi di arredo? Sedie, scrivanie, lampade, ogni oggetto racconta un’estetica.
Qui ve ne mostriamo tre, che accompagnano il nostro quotidiano.
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Così scriveva la Critica d’Arte su LA DOMENICA DEL CORRIERE, a proposito della XXVII Biennale di Venezia, nel 1954.
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Su Roberto Crippa
“Composizioni o ghiribizzi o frullini?”
“<Composizione 1953> di Roberto Crippa, monzese, nato nel 1921, uno dei pochissimi artisti ammessi dalla severa giuria. (…) Chiunque abbia un po’ d’occhio, noterà (…) che la struttura è difettosa e che il senso del movimento spiralico e dell’equilibrio è pure mancante. Anche le incandescenti spirali minori, al centro, sono mal poste e agiscono contro la generalmente mal espressa idea generale. Artisti, studiatevi almeno l’astrattismo.”
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Nelle prossime settimane, Studio Gariboldi pubblicherà una selezione di articoli del passato: testi al vetriolo che stroncano senza pietà alcuni tra i più grandi artisti del Novecento. Una lettura sorprendente e tutta da riscoprire.
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Stiamo preparando una mostra che vedrà la luce nel 2026. La prima fase è di ricerca. In questa immagine, il gallerista e lo storico dell’arte, stanno studiando i documenti d’archivio.
@giovanni_gariboldi & @theblueflaneur
Alle spalle di Giovanni Gariboldi: Aldo Mondino, untitled, 1965, seta colorata con fazzoletto da tasca, 68.5x56 cm
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We are preparing an exhibition scheduled for 2026. The first phase is research. In this image, the gallery owner and the art historian are studying archival documents.
Behind Giovanni Gariboldi: Aldo Mondino, untitled, 1965, coloured silk with handkerchief, 26x22 inches
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#Repost @isacco_brioschi_architects
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Aiko Miyawaki ha trasformato la luce in materia, creando sculture che cambiano con lo spazio e il tempo.
Questo dialogo, che trova eco nell’architettura contemporanea, è spesso contemplato nei nostri progetti dove esploriamo la fusione tra luce e spazio, e dove la luce naturale modella l’esperienza abitativa.
Nel carosello alcune opere dell’artista presso la mostra “Sculpture 1966-1969”, da poco presentata dallo Studio Gariboldi a Milano, ha celebrato questa ricerca tra arte e percezione.
Photo slide 3 e 4 by Michele Sereni - courtesy Studio Gariboldi
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Aiko Miyawaki transformed light into matter, creating sculptures that evolve with space and time.
This dialogue, which resonates in contemporary architecture, is often reflected in our projects, where we explore the fusion of light and space, and where natural light shapes the living experience.
In the carousel, some of the artist’s works from the exhibition “Sculpture 1966-1969”, recently presented by Studio Gariboldi in Milan, celebrate this exploration of art and perception.

Così scriveva la Critica d’Arte su LA DOMENICA DEL CORRIERE, a proposito della XXVII Biennale di Venezia, nel 1954.
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🗞️Su Jean Arp
“Fu Jean Arp che inventò il buco”
“Jean Arp, francese di Strasburgo e assai tedesco di educazione e di gusto, è il vincitore del massimo premio veneziano per la scultura: un milione e mezzo, il Premio della Presidenza del Consiglio del Ministri. Jean-Arp è un famoso «cannone» dell’avanguardia, e come cannone è dunque un gran bucatore o facitore di buchi. Ed è forse lui l’inventore primo del buco in arte; ed è peccato che non abbia pensato a prendersi il brevetto, perché dopo, da Henry Moore a Lucio Fontana, i buchi di ogni misura si sono spaventosamente moltiplicati, e tutta la Biennale pare una specie di schiumarola. Ma, tempo verrà che i buchi fian tappati. Anzi, a Milano c’è già un pittore che dipinge coi chiodi e che ha dichiarato di voler superare le spazialismo tappando proprio i buchi di Lucio Fontana. E, dopo il buco, vedremo il tappo alia XXVIII Biennale? Speriamo di sì. Jean Arp, con Brancusi, con Giacometti e con altri « cannoni» internazionali della scultura, è uno di quei falsi avanguardisti responsabili della confusione terribile delle idee e della riduzione della scultura moderna al puro nulla.”
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Per le prossime settimane, Studio Gariboldi pubblicherà una selezione di articoli del passato: testi al vetriolo che stroncano senza pietà alcuni tra i più grandi artisti del Novecento. Una lettura sorprendente e tutta da riscoprire.
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Jean-Pierre Raynaud (Courbevoie, 1939, FR) is one of the most radical postwar conceptual artists. His work focuses on strong symbols like vases, tiles, and flags, turning everyday objects into powerful visual and political statements.
Psycho object pour fil “C”, 1965
Assemblage (wood, mirror, electric wire, paint)
46×66×3 cm / 61×66×3 cm
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Jean-Pierre Raynaud (Courbevoie, 1939, FR) è uno degli artisti concettuali più radicali del dopoguerra. La sua ricerca ruota attorno a simboli forti come vasi, piastrelle e bandiere. Le sue opere trasformano oggetti comuni in potenti dichiarazioni visive e politiche.
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🎧 @andystottmlove
He moved from dub techno to darker and more experimental sounds, blending hardcore, post-punk, and dream pop. His distinctive style emerged with Passed Me By (2011) and was solidified in albums like Luxury Problems (2012).
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