gennaio – febbraio 2017

La galleria Studio Gariboldi è lieta di presentare una retrospettiva dedicata all’artista Mario Deluigi (1901-1978), uno dei Maestri dello Spazialismo italiano. La mostra si concentra su un nucleo di opere eseguite tra l’inizio degli anni cinquanta e la fine degli anni sessanta, risultato di una rigorosa ricerca sullo spazio legata al colore e alla luce, tema dominante della sua opera. 

Nel 1951 Mario Deluigi sottoscrive il Manifesto dell’arte spaziale e nel 1952, il Manifesto del movimento spaziale per la televisione. La sua originalità di esecuzione si concretizza con una nuova soluzione tecnica: il grattage. Quest’ultima appare già ben definita nelle opere chiamate Motivi sui vuoti, esposte alla Biennale di Venezia nel 1954. L’artista interviene sulla superficie pittorica segnandola in negativo, quindi incidendo la superficie del dipinto attraverso mezzi appuntiti come lamette, taglierini, bisturi, e dorsi dei pennelli o delle spatole. Scalfendo gli strati di pittura stesi in precedenza, Deluigi riesce a rivelare l’anima luminosa del colore. Il gesto genera il segno che a sua volta costruisce la luce e una forma plastica nello spazio.

Nei suoi grattages i segni sono controllati nella loro libertà, e ognuno di essi, anche il più piccolo, vuole trasmettere una precisa idea e immagine. Guardandoli sarà possibile scoprire l’intuizione del ritmo che nasce proprio grazie a una casualità voluta. Ogni traccia lasciata sulla superficie pittorica incide la luce creando vibrazioni spaziali che aprono i confini del quadro stesso. La purezza della vibrazione del segno-luce sembra moltiplicarsi all’infinito, creando così una luminosità che al tempo stesso è colore e la sua assenza. La costruzione dello spazio avviene quindi per sottrazione della materia, e Deluigi, nell’azione di levare riesce ad aggiungere corpo “solido” alla tela, determinando, al suo interno, un nuovo spazio visibile.