Si laurea in ingegneria meccanica nel ’19 e nel ‘23 si iscrive ai corsi serali di Clinton Balmer, e in seguito all’Art Students League di New York. Tra i suoi insegnanti John Sloan, la cui influenza si sente nei dipinti a olio e Boardman Robinson, importante per il disegno a tratto lineare, elemento stilistico fondamentale del lavoro di Calder.
Nel 1926, a Parigi, costruisce gli oggetti semoventi, spesso ispirati alla vita del circo, e le sculture in filo di ferro. Dal 1931 entra in stretto rapporto con Jean Miró e rimane colpito dalle ricerche di Mondrian e di Arp. Aderisce al gruppo Abstraction-Création ed elabora le sue prime costruzioni astratte. Nel 1932 espone i primi mobiles, lamine di vario colore in equilibrio aereo, che un sistema di sospensione composto da fili di metallo fa muovere al minimo spostamento d’aria. Ai mobiles affianca la costruzione di piccole sagome stabili e, tra il ‘40 e il ‘43, nascono le Costellazioni e le Torri, oggetti di legno collegati da fili di acciaio. Alla leggerezza aerea dei mobiles, dopo il 1950, Calder aggiunge gli stabiles, dai corpi opachi e dalle grandi arcature. Tra quelli di maggiore impatto, nel ’58 Spirale per il Palazzo dell’UNESCO a Parigi, I quattro elementi, a Stoccolma, nel 1961, il Teodelapio, per Spoleto, nel 1962 e Il sole rosso, per le olimpiadi del Messico nel 1968.
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Question: Léger once called you a realist. How do you feel about this?
Calder: Yes, I think I am a realist.
Question: Why?
Calder: Because I make what I see. It’s only the problem of seeing it. If you can imagine a thing, conjure it up in space – then you can make it, and tout de suite you’re a realist. The universe is real but you can’t see it. You have to imagine it. Once you imagine it, you can be realistic about reproducing it.
(from The Artist’s Voice: Talks with Seventeen Artists, New York, 1962)