febbraio – marzo 2019
“Il processo della pittura è improvvisato – si esclude il metodo impostato, il progetto, schizzi di studio, disegno prima del colore o relativi stadi di finitura. Può essere veloce o lento come tempistica, impulsivo o pensato come carattere. I cambiamenti sono fatti nel corso della creazione; niente può essere sistemato, aggiunto o corretto …
Il dipinto è sia una cosa che un evento, … un oggetto “estetico” … e un comportamento sotto forma di un atto significativo. Mentre il soggetto dell’artista è il quadro, il soggetto del quadro è l’artista stesso…”
Ray Parker, “A Cahier Leaf: Direct Painting”, It Is 1 (Spring 1958), pp 20.
Il passaggio agli anni 50 è un momento fondamentale per alcuni artisti della prima generazione della scuola di New York. Gli espressionisti astratti, concentrati sempre di più sul proprio stile, riescono a portare avanti negli anni una ricerca personale, influenzando profondamente l’andamento delle tendenze artistiche americane e mondiali. Anche gli artisti della seconda generazione svilupperanno linguaggi ben distinti e unici. Nell’alveo di questa ricerca artistica lavora Ray Parker (1922-1990), che verrà riconosciuto come un espressionista astratto, ma è anche collegato con la pittura Color Field e la Lyrical Abstraction. È stato inoltre considerato una figura determinante del movimento denominato Post-Painterly Abstraction.
La galleria Studio Gariboldi è lieta di presentare una serie di Simple Paintings, creata da Parker tra il 1958 e il 1965, caratterizzata da grandi tele bianche sulle quali fluttuano forme eteree e colorate.
Il metodo di Parker era improvvisato e piuttosto aggressivo. Non c’era nessun piano d’azione premeditato né alcuno schizzo preliminare, solo la tela bianca appesa al muro davanti all’artista. Il valore della pittura “di gesto” non era basato solo sulla novità o radicalità, ma soprattutto sulla possibilità dell’esplorazione del proprio io. Espandendo il colore nella sua pienezza volumetrica, Parker è riuscito a imprimere sulla superficie pittorica il suo tocco, le sue sensazioni e i cambiamenti improvvisi del processo creativo. Il carattere distintivo della pittura, mischiata direttamente sulla tela come se fosse una tavolozza, non dipendeva solamente dalla tonalità del colore scelto al momento, ma anche dalla quantità, dalla proporzione, dalla luminosità, dalla texture e dallo stato d’animo dell’artista. L’atteggiamento del pittore, sempre critico e sospettoso verso tutto ciò che gli appariva familiare nel quadro, crea infinite possibilità di forme che sembrano separarsi dalla tela, assumendo ciascuna il proprio carattere: orizzontali o verticali, sovrapposte, separate o adiacenti, ferme, monumentali o fluttuanti.