MANIFESTO DELL’ARTE SPAZIALE

Dopo cinque anni da quando è stato steso il primo Manifesto sull’arte spaziale molti “fatti” sono avvenuti nel campo delle arti. Non staremo a esaminarli uno per uno, ma un “fatto” preciso possiamo registrare: il crollo di quelle correnti che volevano continuare o a rimanere chiuse entro la morsa della “realtà contingente e terrestre in tutti i sensi” o a rinnegare ogni realtà evadendo in un fantasticare astratto ormai divenuto sterile, vuota e disperata astruseria. Questi cinque anni hanno orientato gli artisti esattamente nel nostro senso: considerare realtà quegli spazi, quella visione della materia universale, di cui scienza, filosofia, arte in sede di conoscenza e di intuizione hanno nutrito lo spirito dell’uomo. Ed abbiamo assistito a serie di manifestazioni che si sono impegnate ad aggredire la nuova visione del creato nel micros immerso negli spazi, cercando di rappresentare figurativamente quell’energia, oggi dimostrata “stretta materia” e quegli spazi visti come “materia plastica”. Riaffermiamo ora la priorità dell’arte come forza di intuizione del creato e procediamo sulle stessa strada per intuire con le opere i punti dello spirito a cui la conoscenza giungerà.

Anton Giulio Ambrosini  Virgilio Guidi  Giancarlo Carozzi  Beniamino Joppolo  Roberto Crippa  Milena Milani  Mario Deluigi  Berto Morucchio Gianni Dova  Cesare Peverelli  Lucio Fontana  Vinicio Vianello

(dalla discussione svoltesi alla Galleria del Naviglio di Milano la sera del 26 novembre 1951).

IV Manifesto dello Spazialismo. Milano 1951