LIMITI DI EQUILIBRIO

Giovanni Anselmo, Agostino Bonalumi, Alexander Calder, Sérgio de Camargo, César, Gianni Colombo, Walter Leblanc, François Morellet, Giuseppe Penone, Angelo Savelli, Nobuo Sekine, Jesùs-Rafael Soto.

Limiti di Equilibrio è un invito a compiere un viaggio di scoperta, partendo dal punto di vista di ciascuno dei dodici artisti esposti, per proseguire con la nostra personale percezione di equilibrio.

In ogni opera scelta, è il singolo artista, con la sua visione, a diventare artefice del confine ideale, del limite, al di sopra o al di sotto del quale la stabilità degli elementi può essere compromessa. In ciascuno dei quadri e delle sculture esposte, egli raggiunge, nel suo particolare modo, il punto culminante in cui visibile e invisibile, dentro e fuori, forma e sostanza, luce e ombra si bilanciano fino a diventare un tutt’uno indissolubile.

La ricerca continua di un equilibrio può essere letta come un tentativo di dare il proprio senso al non-senso, di fissare l’attimo di bellezza per fermare l’infinito divenire delle cose del mondo, cercando un ordine momentaneo nel disordine dell’esistenza.

Installation view Limiti di equilibrioStudio Gariboldi

“Gran parte della mia produzione consisteva nella scultura. Mentre stavo lavorando all’opera per la Biennale di Venezia, volevo qualcosa che fosse più bidimensionale, appoggiato al muro, ed è così che ho iniziato questa serie (Nothing of Phases).” Nobuo Sekine, in Mousse Magazine, 2019.

Nobuo Sekine esplora l’interdipendenza e l’equilibrio tra la qualità naturale della forma e il suo continuo cambiamento nel tempo e nello spazio. Attraverso l’utilizzo di materiali semplici, sia organici che industriali, l’artista cerca di rivelare la realtà oltre l’apparenza, riconsiderando il rapporto tra l’uomo e lo spazio, la materia e la realtà. Un oggetto, un’opera non è mai diversa dallo spazio che occupa, né tuttavia coincide con esso. Entrambi, oggetto e spazio, contribuiscono a crearne il significato.

“Ho fatto sovente dei lavori che partono da idee che sono di volta in volta  il tempo in senso lato, o l’infinito, o l’invisibile, o il tutto, forse semplicemente perché sono un terrestre  e cioè limitato nel tempo, nello spazio, nel particolare”. G. Anselmo (1972, alla nascita del “Particolare”), in “Giovanni Anselmo. Entrare nell’opera”, cat. dell’Accademia Nazionale di San Luca, 2019.

Attraverso le sue opere, Giovanni Anselmo mette in luce l’energia insita nella materia. La concretezza del materiale insieme all’energia invisibile manifestata dall’oggetto, “fisicizzano” la forza dell’azione prodotta dalla materia. Ciascun lavoro nasce dalla manifestazione nello spazio e nel tempo delle forze compresse e in divenire che gli elementi producono incontrandosi.
L’artista crea le condizioni per porre in atto una situazione di equilibrio e tensione: come nell’opera “Il colore mentre solleva la pietra, la pietra mentre solleva il colore”, la posizione della pietra allude alla potenziale perdita di peso, ma è proprio grazie all’agire continuo della forza di gravità che l’opera si regge, stringendo inesorabilmente con il suo peso il nodo scorsoio.

Agostino Bonalumi, Rosso1966, tela estroflessa e tempera vinilica

Le estroflessioni e le opere-ambiente di Agostino Bonalumi si servono della tensione della tela che crea un equilibrio tra le forme e lo spazio percettivo, facendo vibrare le superfici grazie alla diversa incidenza della luce e ai diversi punti di vista. Armoniosi movimenti concettuali e fisici si spingono da un confine all’altro, da uno spazio-forma all’altro, stimolando l’esperienza tattile.
Come scrive Bonalumi stesso: “Nella persistenza della estroflessione cambiano la tecnica, i mezzi, gli strumenti mediante i quali la superficie è spinta verso l’esterno, o ritratta verso l’interno, facendo sorgere il pensiero di uno spazio dietro l’opera.¹

I rilievi e le sculture monocromatiche di Sérgio de Camargo sono eleganti esplorazioni di pieni e vuoti. Utilizzando strutture con variazioni di volumi e posizione, l’artista si inoltra nel potenziale espressivo e drammatico di luci e ombre che abitano l’opera andando oltre lo spazio geometrico. La luce, occupando gli spazi tra i cilindri, ne crea l’interrelazione e conferisce al rilievo un senso di vitalità, ritmo e armonia. Una perfetta convergenza ed equilibrio tra pittura e scultura.

“Tagliando una mela per mangiarla, ne tagliò quasi la metà e poi fece un altro taglio con un’angolazione diversa per toglierne un pezzo. I due piani crearono una semplice relazione tra luce e ombra.” Guy Brett, “Sergio Camargo”, in Sergio Camargo: Liber Albus (São Paulo: Cosac & Naify, 2015), 246.

A sn Sérgio de Camargo, Untitled, anni ’60
rilievi di legno applicati su tavola e idropittura

L’equilibrio percettivo che caratterizza l’opera di François Morellet è il risultato di un continuo lavoro sugli opposti. La rigorosa obbiettività si scontra con elementi di casualità, creando sistemi bizzarri che si sviluppano in maniera autonoma.
In mostra l’opera titolata 3 Trames de grillage 0° -4° +4° eseguita nel 1974, realizzata utilizzando le trame o griglie, una delle sue forme caratteristiche. Il titolo ne spiega la logica: tre griglie metalliche, ciascuna angolata in modo diverso (0° -4° +4°) rispetto alla verticale in direzioni opposte, che si sovrappongono a un pannello di legno dipinto di nero in maniera uniforme. La natura scultorea del filo di ferro, sporgendo leggermente dal supporto, interagisce attraverso i giochi ottici delle trame.

L’elementare ambiguità di percezione delle shapes geometriche, per contrasto ottico sul fondo uniformemente e neutralmente bianco, le fa leggere come rappresentazioni di solidi in proiezione, dunque in un’iniziale fuorviante natura disegnativa. Il limite di equilibrio sensoriale si crea come interpretazione personale modificando le tensioni. Scrive Gianni Colombo: “In altre parole si può anche definire come una costruzione sperimentale con la quale compiere rilievi di comportamento ottico e psichico del suo fruitore, il quale vi apporterà le variabili dovute alle sue reazioni fisiche e psichiche venendo ad autodeterminare, in parte, egli stesso l’immagine che percepisce”. ²

Anche in questo caso i limiti di equilibrio vengono svelati soggettivamente, annullando l’oggettività del tema.

A sn Gianni Colombo, Spazio elastico1974, elastici su tavola

“La pelle, come l’occhio, è un elemento di confine, il punto estremo in grado di dividerci e separarci da ciò che ci circonda, il punto estremo in grado di avvolgere fisicamente estensioni enormi…È il punto che mi permette ancora e dopo tutto di riconoscermi.”

Giuseppe Penone, Archivio Penone.

A dx Giuseppe Penone, Unghiate1989, cartone strappato e gesso su telaio

L’indagine sul concetto di unghia nell’opera di Giuseppe Penone si inserisce nel solco dell’analisi del rapporto tra corpo umano e natura circostante, del confine tra l’io interno e il mondo esterno, favorendo il dialogo tra le due parti. L’unghiata è una piccola capsula del tempo che contiene traccia di un’azione. Testimonianza della ricerca di una connessione, di annullamento dei limiti, di compenetrazione tra pelle e materia.

Al centro, César, Compression1970, compressione di contenitori di aerosol

Per César l’equilibrio, dal punto di vista fisico, va inteso come mantenimento della quiete. Il processo di trasformazione dei materiali compressi raggiunge il limite di equilibrio tra le forze reagenti, creando Compression.

Nell’opera di Angelo Savelli, l’utilizzo del colore bianco, dello spazio e delle forme, contribuisce alla dialettica attorno all’equilibrio tra esterno e interno, tra finito e infinito, tra dimensione temporale e atemporale.
Il bianco è assoluto, tutto inizia e finisce in esso. Lo spazio è formale, si espande senza definizione. La luce, con la sua incidenza naturale e inevitabile, bilancia le tensioni interne, aiutando la forma a raggiungere un equilibrio perfetto tra struttura e forza.

A dx Angelo Savelli, Suspended triangle, 1965
olio su tela e corda

Alexander Calder, Standing mobileanni ’50
contenitore di VIM dipinto (base), elementi in metallo, smalto rosso e bianco

“L’universo è reale ma non puoi vederlo. Devi immaginarlo. Una volta che lo immagini, puoi essere realistico nel riprodurlo.” Alexander Calder, in The Artist’s Voice: Talks with Seventeen Artists, New York, 1962.

L’equilibrio di Alexander Calder è dinamico e calibrato, capace di andare oltre i supporti materiali e generare il movimento dalla instabilità. Si tratta sempre e comunque di un fragile equilibrio instabile, i cui limiti sono contenuti sia nella stasi che nel movimento.

“Oggi, l’idea che ci sia l’umanità da una parte e il mondo dall’altra è stata superata. Non siamo osservatori ma parti costitutive di una realtà che sappiamo essere brulicante di forze viventi, molte delle quali invisibili.” Jesús-Rafael Soto, in Jean Clay, “Les Pénétrables de Soto”, Robho, n°3, Parigi, 1968.

Nel lavoro di Jesús-Rafael Soto c’è una comunicazione diretta tra l’opera e il cervello che scavalca l’occhio. Il protagonista dell’arte Cinetica costruisce un equilibrio sommando il visitatore all’opera stessa. La posizione di chi osserva muta le caratteristiche della visione ma non della sostanza e dei limiti di equilibrio di cui è portatrice.

A sn Jesús-Rafael Soto, Paralleles Vibrantes1965
bacchette in metallo applicate su tavole in legno sagomate e dipinte

A sn Walter Leblanc, Torsion mobilo static, 1960
bande di polivinile trasparente su fondo bianco, struttura in legno

Per Walter Leblanc la pittura è il risultato di tensione ed equilibrio tra regole severe e libertà creatrice. Il ritmo, l’ordine, la luce si combinano con il nostro sguardo creando un bilanciamento tra estremi, ragione e sensibilità, riflessione e intuito. Come scrive lo storico dell’arte Jan Hoet: “Il suo lavoro fa costantemente appello alla flessibilità dei limiti della cornice e le limitazioni vengono modificate per diventare possibilità”.

Particolare, Nobuo Sekine, Nothing of phases #081971, installazione

[1] A. Bonalumi, Evoluzione dialettica in Bonalumi, Evoluzione continua tra pittura e ambiente, cat. della mostra a cura di L.M. Barbero, Galleria Niccoli, Parma, 2000.

[2] Flaminio Gualdoni in Gianni Colombo. Opere 1959-1979, catalogo della mostra Gianni Colombo. Opere 1959-1979, Studio Gariboldi, Milano, 2010

[3] Jan Hoet, Ghent, 2001

“Tutta l’arte è un problema di equilibrio tra due opposti.”

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere: diario 1935-1950, Einaudi, 1952.