News2025-01-27T16:18:53+01:00

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Il silenzio della materia. La poetica del Muro di Antoni Tàpies

VII-VI-MMXXIV

È appena uscito per Marsilio a firma di Massimo Recalcati, un piccolo e interessante libro su Antoni Tàpies. Noi che frequentiamo le sue opere in galleria, lo abbiamo letto e abbiamo trovato un originale sguardo psicoanalitico sul lavoro del maestro catalano. Molte le riflessioni che partono dalle opere ma arrivano dirette a noi e alle nostre vite, quella sulla croce, per esempio, un simbolo utilizzato dall’artista nei suoi lavori, “che oscilla verso la X dell’enigma o verso la X dell’incognita”, una X che “sorge dalla cancellazione dell’Io”. O ancora l’approdo alla poetica del muro. I quadri che si trasformano in muri e i colori grigio, nero e ocra, una rinuncia alle scorciatoie del colore e della forma.

Ci interessa perché riflette sul processo creativo dell’artista e sulla forza metaforica delle sue scelte espressive. Scrive Recalcati: “incontrare il reale del proprio muro non significa cadere in un silenzio senza speranza, ma fare di questo silenzio la materia per una poetica sino a quel momento impensabile”.

Massimo Recalcati, Il silenzio della materia. La poetica del Muro di Antoni Tàpies, Marsilio, 2024.

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Quando ci scopriremo poeti nessuno potrà prenderci

III-VI-MMXXIV

“Quello che non vedo non è più un ostacolo: è desiderio. Non vedere è attesa di vedere.”
Siamo abituati a guardare sempre tutto, a voler guardare e a riuscire a farlo. Ma non tutto è alla portata dei nostri occhi, non tutto ci è svelato. Ecco allora l’indicazione dell’autrice, trasformare l’ostacolo in risorsa, alimentare il desiderio.

Ci interessa perché spesso siamo portati a guardare le opere d’arte solo come oggetti appesi ai muri e crediamo che la visione sia un’azione solo individuale. Invece, guardare insieme, a volte ci permette di vedere qualcosa in più. Il libro di Chicca Gagliardo è un’esperienza e può essere usato come una mappa riflessiva di orientamento oppure il suo contrario. Disorientarsi, perdere i punti di riferimento noti, per riscoprirsi e riscriversi.

Chicca Gagliardo, Quando ci scopriremo poeti nessuno potrà prenderci, Hacca edizioni, 2024

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Sul guardare

XXVII-V-MMXXIV

La luce non è l’opposto del buio e questo per John Berger è un dato di fatto non solo una metafora. La luce non è uniforme e costante, o almeno può esserlo solo in rare circostanze, al mare o in montagna. La luce chiama l’occhio e, ovunque essa si trovi, il nostro sguardo la cerca. È un bel punto di partenza per riflettere sul nostro modo di guardare e nella raccolta di saggi critici di John Berger, ogni incontro con le opere d’arte diviene un’esperienza reale.

Ci interessa perché Berger disvela come il vedere venga prima delle parole e come il guardare sia l’inizio di ogni nostro personale racconto.

John Berger, Sul guardare, Il Saggiatore, traduzione di Maria Nadotti, Milano 2017.

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La vita delle forme
Filosofia del reincanto

XIV-V-MMXXIV

“Collezionare significa abbandonarsi al desiderio di amare con la medesima intensità e la medesima cura più di un oggetto senza scegliere, mai, un amore esclusivo.”

La vita delle forme è una intensa e lunga riflessione su quanto ci definiamo in base agli oggetti che scegliamo.

Ci interessa perché riflette sulla relazione tra noi e “le cose”, siano esse opere d’arte che oggetti di uso quotidiano.

Emanuele Coccia, Alessandro Michele, “La vita delle forme, Filosofia del reincanto”, HarperCollins, Milano 2024

Vita in galleria

“A questo serve il corpo”

XIII-V-MMXXIV

“A questo serve il corpo” di Roberta Scorranese
in dialogo con il poeta Mario De Santis

Il tempo medio di sosta davanti a un’opera d’arte non supera gli 8 secondi. Partendo da questa ricerca della Tate Gallery di Londra, Roberta Scorranese ci ha raccontato il suo particolare modo di guardare i quadri, soprattutto quelli che ritraggono i corpi delle donne. Non attualizzare le opere, via i telefonini, non confondere la vita dell’artista con la sua produzione artistica, sono alcuni dei suggerimenti di Scorranese ma soprattutto non dobbiamo aver paura di guardare davvero.
Tra le pagine di “A questo serve il corpo”, l’autrice conduce i nostri sguardi su opere famose offrendoci un modo per vederle con nuovi occhi. Con calma.

Opening

I FEEL GOOD

VI-V-MMXXIV

Opening giovedì 9 maggio dalle ore 11.00 alle ore 20.00

Studio Gariboldi apre giovedì 9 maggio la mostra “I Feel Good”, una mostra pensata per raccontare come le icone della cultura pop siano entrate nelle opere di una ventina di grandi artisti.

Aldo Mondino, Al Hansen, Claes Oldenburg, Dino Buzzati, Katsumi Nakai, Keith Haring, Key Hiraga, Lucio Del Pezzo,Mary Bauermeister, Milena Milani, Nobuya Abe, Remo Bianco, Salvo, Sebastiano Vassalli, Stefano Arienti e Valerio Adami.

Dal 9 maggio al 26 luglio 2024 in corso Monforte 23, Milano

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A QUESTO SERVE IL CORPO
Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne

XXIX-IV-MMXXIV

Apparizioni, cadute, mogli bellissime e una poesia di Patrizia Cavalli che concede parole speciali al titolo del libro. Il viaggio che Roberta Scorranese propone non è unicamente di forma, quella dei corpi, ma è anche di sostanza, la profondità del nostro guardare. Se da un lato è tutta una questione di luce, dall’altro uno dei sensi maggiormente abusati, la vista, riprende valore nelle pagine di questo saggio. A fine lettura il libro potrà essere utilizzato come una mappa di orientamento per ritornare sulle opere d’arte conosciute e riappropriarsene da un punto di vista differente.

Ci interessa perché contribuisce ad affinare la nostra capacità di guardare i capolavori dell’arte.

Roberta Scorranese, A questo serve il corpo, Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne. Bompiani, 2023

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FIGURE
Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram

VIII-III-MMXXIIII

“La prospettiva centrale ha qualcosa di chimerico” forse è questo il motivo per cui al centro vengono messi Gesù Cristo (in Arte) e le gemelle di Shining (nel cinema).

Probabilmente a Leonardo Da Vinci e a Stanley Kubrick interessavano le medesime cose. Per capire quali occorre cambiare la domanda che di solito facciamo, a noi stessi (e agli altri), di fronte a un’opera. Passare da che cosa significa a come funziona un’immagine. Questa è l’azione semplice e complessa che ci propone Riccardo Falcinelli nel suo libro Figure.

Ci interessa perché va oltre la semplice fruizione di un’opera d’arte e ci spinge a capire i segreti volontari e inconsci degli artisti.

Riccardo Falcinelli, Figure, Einaudi, 2020

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